Attività fisica e fattori di rischio

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“Dario ti va di venire? Ho letto che alle 15:00 inizia la lezione di spinning”. Sono in spiaggia e a chiedermi questo è Luigi, il mio vicino di sdraio. Sono arrivato presto a mare oggi e dopo un cortese saluto ed i tipici commenti sul tempo, sulla politica e sulla vita stringiamo amicizia. Non abbiamo ancora avuto modo di parlare delle nostre rispettive professioni e non mi va di mettermi a fare l’istruttore anche in spiaggia, elargendo consigli sul modo più giusto di praticare attività fisica d’estate, cerco di rifiutare l’invito con la scusa che mi sento fuori forma e che l’elevata temperatura, circa 40°, mi abbatte un po’. “Dai che ci divertiamo”, insiste Luigi, “con questo caldo sai che bella sudata”.
 
Abbiamo avuto occasione di condividere anche il pranzo, consumato nel ristorante del lido, Luigi è in evidente soprappeso, penso sia alla soglia dell’obesità e a tavola, nonostante il caldo, non si è risparmiato, inoltre da stamattina avrà fumato una decina di sigarette. Vorrei tanto non smorzare quel suo entusiasmo ma la vocina della coscienza continua a bussare costringendomi ad indagare sulla sua condizione di salute e così inizio a fargli le consuete domande che ogni bravo tecnico pone all’utente che intende iniziare un programma di attività fisica per verificarne la compatibilità.
 
Luigi, ha 46 anni ed è l’amministratore di una nota azienda di trasporti, un lavoro di grossa responsabilità ma che lui, anche grazie alla sua brillante vivacità, riesce a condurre limitandone la componente stressante. Lavoro dinamico e che richiede una notevole elasticità mentale ma indubbiamente sedentario. Fuma e non di rado si ritrova al bar, di sera dopo l’ufficio, a bere un bicchierino con gli amici. Il lavoro non gli permette di rientrare per il pranzo e lui mi dice: “mi arrangio con quello che trovo, delle pizzette, un panino o a volte quando ho da fare salto il pasto”.
Gli pongo qualche domanda sulla famiglia e scopro che ha perso il papà a causa di una malattia cardiaca complicata dal diabete con cui conviveva da anni.
 
Una semplice chiacchierata che a noi tecnici da utilissime indicazioni sullo stato di salute generale dei nostri utenti e ci permette di lavorare in sicurezza e nel rispetto delle limitazioni soggettive che essi hanno e visto che non capita tutti i giorni di condividere l’ombrellone con un personal trainer ho piacere di svelare il nostro “segreto” affinché anche voi possiate utilizzare questa semplice indagine per voi e per i vostri amici.
 
L’anamnesi
Ovviamente lo screening anamnestico che utilizziamo per avviare un utente all’esercizio fisico è molto completo e richiede competenze specifiche per la valutazione clinica dei dati. Quello che vi propongo è una breve indagine utile a comprendere se lo stato di salute al momento permette o meno la pratica di esercizio fisico.
 
I punti in elenco che seguono vengono definiti fattori di rischio ed in presenza di tre o più di tali fattori e vivamente sconsigliata la pratica di attività fisica intensa:
 
·         Sovrappeso o obesità (IMC > di 25,0)
·         Ipertensione arteriosa
·         Diabete
·         Fumo
·         Sedentarietà
·         Uso di alcool o droghe
·         Ereditarietà (genitori con patologie cardiache o metaboliche)
 
Trattandosi di noi, di nostri familiari o di amici, i dati sopracitati sono di facile reperibilità e ci danno, sebbene non completo, un primo quadro dello stato di salute utile a comprendere i limiti da porci o da porre per evitare di mettere a rischio l’incolumità nostra o dei nostri cari.
 
E Luigi? Alla luce di ciò ha accettato di accompagnarmi in una piacevole, serena e rilassante passeggiata in riva al mare con la promessa che a settembre avrebbe iniziato un programma di allenamenti seguito da un bravo personal trainer.